GLI OSCAR COME SANREMO: vince il politicamente corretto





Ieri sera per motivi personali non sono riuscita a vedere, come di consueto, la cerimonia degli Oscar. Ricordo che a dodici, tredici anni facevo le ore piccole su SKY per riuscire a vedermela tutta. Ma già dieci anni fa l'Academy puzzava di politicamente corretto. Figuriamoci oggi.

Di seguito i vincitori nelle varie categorie:

Miglior film: Green Book
Miglior regia: Alfonso Cuaron per Roma
Miglior attore protagonista: Rami Malek per Bhoemian Rhapsody
Miglior attrice protagonista: Olivia Colman per La Favorita
Miglior attrice non protagonista: Regina King per Se la strada potesse parlare
Miglior attore non protagonista: Mahershala Ali per Green Book
Migliore sceneggiatura originale: Green Book
Miglior sceneggiatura non originale: BlaKkKlansman
Migliore fotografia: Alfonso Cuaron per Roma
Miglior montaggio: Bohemian Rhapsody
Miglior scenografia: Black Panther
Migliori costumi: Black Panther
Migliore colonna sonora originale: Black Panther
Miglior canzone originale: Shallow di Lady Gaga
Miglior trucco e acconciatura: Vice
Miglior sonoro: Bohemian Rhapsody
Miglior montaggio sonoro: Bohemian Rhapsody
Migliori effetti speciali: First Man- il primo uomo
Migliore film d'animazione: Spider-Man: Un nuovo universo
Miglior film straniero: Roma
Miglior documentario: Free solo

Una volta gli Oscar servivano sostanzialmente ad osannare la storia americana, un autocelebrazione che aveva perlomeno il merito di premiare i veri talenti nelle varie categorie. Chiaramente non mi riferisco alle prime cerimonie in cui si osannarono, anche giustamente, i grandi capolavori di una Hollywood oramai scomparsa, sommersa da chili di botox e da innumerevoli remake stucchevoli, in cui peraltro si premiarono non pochi capolavori italiani. Mi riferisco alle cerimonie degli ultimi 20/30 anni. Ora cosa è cambiato? Il cinema come qualsiasi altro campo dell'arte si è ammalato, di un virus che dilaga ad oltranza...quello del politicamente corretto.

Se nelle edizioni precedenti già si potevano intravedere i primi sintomi, l'edizione di quest'anno è quella che sprigiona di più le problematiche che attanagliano da tempo la cerimonia del cinema più famosa al mondo. E proprio perché è quella più famosa e quella più vista che deve necessariamente essere uno strumento importante per diffondere le idee del politicamente corretto. Sinceramente sono stufa dei discorsi strappalacrime di una Meryl Streep alla milionesima candidatura agli Oscar che senza mezzi termini inveisce contro un Trump che oltretutto, dall'alto della sua carica se ne frega oltremodo. Sono stufa di dover vedere in secondo piano o addirittura senza candidatura film come First Man, che meritavano sicuramente una considerazione maggiore. Sono stufa infine di vedere premiati dei film che sono politicamente contro una determinata ideologia.


Per farvi capire bene la situazione, la maggior parte dei "nerd" di YouTube e del web, quindi persone che se ne intendono di Marvel, film sui supereroi e fumetti, era abbastanza inorridita
 all'idea che Black Panther potesse vincere dei premi ma in realtà era inorridita anche solo dal fatto che Black Panther avesse ricevuto qualche candidatura. E non perché è il primo film della Marvel con protagonista un uomo di colore (oltretutto la categoria dei nerd non si può di certo inserire all'interno di un'area di destra) ma semplicemente perché Black Panther è un brutto film. Tra tanti film sui fumetti, sui supereroi che nel corso degli anni si potevano candidare come miglior film hanno scelto il peggiore, semplicemente perché c'è un uomo di colore come protagonista, se poi la qualità lascia a desiderare...chi se ne frega! Bisogna dimostrare a quel cattivone di Trump che c'è un' America nera che può vincere degli Oscar e che vale.

Ma io mi chiedo invece se la maggior parte degli afroamericani negli Stati Uniti sia orgogliosa o meno di questi premi dati solo per dar fastidio ad un presidente americano, piuttosto che dati in base a dei criteri oggettivi di valutazione delle capacità artistiche. Se io fossi un afroamericano mi sentirei anche offeso e strumentalizzato. Ma d'altronde sappiamo come sono fatti gli americani, osannano queste vittorie come dei cambiamenti epocali e grandi progressi della civiltà.

Le uniche note di colore in questa cerimonia così grigia riguardano la nostra meravigliosa Lady Germanotta: su Instagram si definisce "una fortunata ragazza italiana di New York", non rinnega dunque le sue radici italiane ma d'altronde buon sangue non mente. Ha meritatamente vinto l'Oscar come miglior canzone con "Shallow" che avrete sentito in radio centinaia di volte. Brava Lady Gaga e bravo Bradley Cooper, anche lui di origini napoletane e abruzzesi che è il regista di "A star is born" con loro due protagonisti.

Nota di merito anche al miglior documentario: Free Solo. Un film in cui il concetto "sali e supera te stesso" viene espresso all'ennesima potenza. Da vedere assolutamente.

Scontata e banale la vittoria data a Rami Malek per la sua interpretazione di Freddy Mercury in Bohemian Rhapsody. Rami Malek se l'è indubbiamente cavata nell'essere riuscito ad interpretare uno dei personaggi più iconici di sempre, ma non era sicuramente un interpretazione da Oscar. La statuetta se la meritava sicuramente la meravigliosa, poetica e intensa interpretatura di Van Gogh di Daniel Dafoe. Nonostante io ami intensamente anche Viggo Mortensen e Christian Bale, due attori straordinari. Un oscar dato più al personaggio della stazza di Freddy Mercury piuttosto che all'attore che lo ha intepretato.

Grande sorpresa invece per il premio come miglior attrice protagonista: dopo la vittoria del Golden globe era quasi scontata la vittoria di Glenn Close, invece è andato ad Olivia Colman lasciando all'asciutto di Oscar l'eccelsa interprete de "Le relazioni pericolose".

E così come è successo anche a Sanremo, non vince quello che è il volere del pubblico (che attraverso i botteghini ha di certo fatto capire quali fossero le sue preferenze) ma vince come sempre una giuria che ha messo da parte il giudizio critico e artistico per l'ideologia del politicamente corretto.




























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