VICE: un Christian Bale strepitoso
Attendevo di vedere questo film da alcuni mesi, ho adorato "La grande scommessa" (che credo possiate ancora trovare su Netflix) e sapevo che questo Vice mi avrebbe altrettanto entusiasmato. La regia di Adam McKay è un qualcosa di veramente graffiante, ha uno stile ben riconoscibile che non riesco ad associare ad altri registi. Nella sua regia è inutile che si legga in mezzo alle righe ciò ha da dire, te lo dice e basta, attraverso metodi che lasciano interdetto lo spettatore per qualche minuto e che riescono ad essere efficaci. Quello che aveva già tentato con La grande scommessa, lo rilancia in pompa magna in questo suo Vice, l'obiettivo è quello di mettere a nudo e districare alcune questioni cruciali della recente storia contemporanea. Se nella grande scommessa si raccontavano le varie cause che avevano portato alla grande crisi dei mutui delle case, facendo venire a galla il marciume finanziario che vi si trovava al di sotto, in questo vice: l'uomo nell'ombra, si cerca invece di far emergere la personalità di uno dei personaggi politici americani più influenti degli ultimi vent'anni e al contempo come egli abbia influito sulla decisione degli Stati Uniti di dichiarare guerra all'Iraq e all'Afghanistan.
Un modo di raccontare che ricorda in qualche modo quello documentaristico di Micheal Moore, senza però essere un documentario. Sì se proprio devo associarlo a qualcuno Moore è sicuramente il più adatto. Anche se la faccia tosta di Moore e la sua "crudeltà" e trasparenza nel raccontare i fatti è difficile da eguagliare. Ebbene McKay ha potuto contare su un cast eccezionale, che riesce a fornirci delle ottime interpretazioni, a cominciare ovviamente da Christian Bale che si dimostra un maestro di recitazione, non ne sbaglia una, da l'uomo senza sonno al meno conosciuto Knight of Cup, ci regala delle interpretazioni studiate all'inverosimile. E anche qui, la trasformazione di cui è stato protagonista è stata incredibile, certo il trucco anche ha fatto la sua parte ma l'80% del buon risultato è merito suo. Anche in questo caso, come lo fu in The fighter, è affiancato da Amy Adams che ha mostrato un notevole miglioramento dai tempi di Julie e Julia, in cui affiancava Meryl Streep, di cui può essere considerata una degna erede. E poi come non citare Steve Carrel, che mi fa sempre ridere anche quando fa battute serie, il suo cinismo e le sue capacità camaleontiche le adoro. E' sempre un piacere vederlo sullo schermo. Ma tutte e ripeto tutte le parti da quelle secondarie e a quelle semplicemente di sfondo non lasciano nulla al caso.
I titoli di coda inziali sono accompagnati da numerose immagini di esche da pesca, che ricordano una delle passioni dell'ex vicepresidente ma secondo me rimandano a quello che è il significato simbolico dell'esca, di cui servì molto bene Dick Cheney.
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